All’interno del più generale scenario antropologico e culturale contemporaneo di riferimento entro il quale i giovani crescono, agiscono e ridefiniscono le loro identità, una nuova attenzione al mondo delle relazioni risulta oggi particolarmente cruciale: la relazione a partire dalla propria identità sessuale e di genere. Per lungo tempo la relazione tra i generi da un punto di vista conoscitivo più in generale non è stata riconosciuta: non è stata contemplata né come categoria culturale né come pratica sociale, e questo ha portato a specifici atteggiamenti assunti nei confronti dei generi e della loro relazione in ambito pedagogico, vocazionale, psicologico, religioso e catechistico. Per tutta la modernità sono stati visti solo gli individui singoli ed estremizzati i poli maschile e femminile come universali. Tale paradigma dicotomico, negli ultimi anni si è poi evoluto in una decostruzione sociale dei ruoli, in una negazione della natura e di ogni aspetto biologico, che ha portato ad una neutralizzazione e fluidificazione delle differenze, nonché ad una negazione di qualsiasi forma di etichetta e identità, fino a negare l’esistenza di ogni forma identitaria.
In questo scenario culturale generale, il progetto di ricerca, finanziato dai Fondi del Rettor Maggiore, mira a ricostruire un’interpretazione teorica interdisciplinare e una elaborazione educativo-pastorale sulla sessualità e la relazionalità umana, investigata empiricamente tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni, che frequentano e partecipano alle attività delle Università Salesiane nel mondo. Attraverso un progetto triennale (2023-2025) si alternano una prima fase di riflessione teoretica, una seconda di ricerca empirica e un’ultima di analisi, argomentazione e restituzione dei risultati.